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Rifugio Ottorino Mezzalama in Val d’Ayas: ecco come arrivarci

Itinerario molto frequentato dagli amanti del trekking è quello che porta al Rifugio Ottorino Mezzalama, in Val d’Ayas, nonostante i suoi ben 1.400 metri di ascesa. Il motivo è molto semplice, il sentiero non presenta difficoltà tecniche ed è facilmente percorribile (con una buona dose di resistenza e tenacia) da tutti gli escursionisti allenati. Ma forse la vera ragione che porta così tanti sportivi al Mezzalama è che una volta arrivati ci si ritrova circondati dalle vette più imponenti della Val d’Ayas; Breithorn, Castore, Polluce, Felik e Lyskamm sono lì a riempirti gli occhi ripagando la fatica della salita. Continua a leggere e scopri tutti i dettagli!

17 Km

distanza totale

1400 m

dislivello positivo

6 ore

tempo totale

Segui il percorso

Consulta la mappa comodamente su Google Maps.

Il percorso

La partenza è appena dopo Champoluc, più precisamente nel paesino di Saint-Jaques-des-Allemands. Noi abbiamo lasciato l’auto poco prima e ci siamo incamminati lungo la strada asfaltata che costeggia il fiume fino a raggiungere il centro paese. Qui abbiamo iniziato a cercare i primi segnavia per capire dove fosse il sentiero, ma voi potete seguire semplicemente la nostra traccia da Google Maps.
Il primo tratto si sviluppa nel bosco nella località Beau Bois, tra radici centenarie e qualche pietra, con una ripida salita che spezza il fiato fin da subito. Ma niente paura, questo non è nulla in confronto a ciò che verrà dopo, quindi prendetevi il vostro tempo e risparmiate le energie. Fortunatamente dopo questa prima e breve salita attraversiamo Pian di Verra inferiore, un bel pezzo pianeggiante che ci accompagna verso il centro della vallata e ci lascia intravedere il punto di arrivo, ora sembra quasi irraggiungibile da quanto è lontano. Neanche il tempo di guardarci troppo intorno ed eccoci al Lago Blu d’Ayas, i primi 600 metri di ascesa sono andati, ma non è questo il pensiero principale, la bellezza del Lago e i suoi colori vividi catturano tutta la nostra attenzione. Attraversiamo il ponticello per passare dall’altro lato del torrente Verra e proseguire in falso piano, percorrendo poi una strada gippabile.

Abbiamo ufficialmente raggiunto il secondo tratto del nostro percorso: salutiamo l’ampia strada ghiaiosa in dolce pendenza su cui abbiamo camminato fino ad ora e ci buttiamo sulla ripida collina davanti a noi, che affrontiamo a forza di tornanti. Qui, dopo quasi 2 ore totali di camminata, inizia a farsi sentire un po’ di stanchezza, ma il panorama che si apre davanti a noi ci incoraggia a proseguire (oltre al fatto che ci aspetta un altro piccolo tratto in piano che aiuta a riprendere fiato). Man mano che si prosegue, il sentiero si fa sempre più stretto e la terra lascia spazio a un fondo più roccioso.

Stiamo camminando sul costone ripido, un po’ in contropendenza, per raggiungere la cresta ed è così che entriamo nel terzo e ultimo tratto dell’escursione che ci porterà al Rifugio Mezzalama. Ad ogni passo si apre sempre di più la vista sul Grande Ghiacciaio di Verra, davvero spettacolare; il Rifugio invece rimane nascosto tra le rocce fino all’ultimo ma noi proseguiamo lo stesso a testa bassa verso la meta. La cresta è abbastanza ampia e non incontriamo difficoltà tecniche, qui contano più che altro la resistenza e il controllo della respirazione; siamo in movimento da oltre 3 ore in fondo e non dimentichiamo che siamo a 3.000 metri di altitudine. Manca così poco che non sono più i muscoli a spostarci, ma la voglia di arrivare. Ancora pochi passi (e qualche lacrima) e ci siamo, il Rifugio Mezzalama davanti a noi con il Ghiacciaio a fare da sfondo. Che dire, se volete un consiglio prendetevi un po’ di tempo per riposare e soprattutto per guardarvi intorno (inutile specificare il perché).

Qualche scatto lungo la strada

Che dire, se volete un consiglio prendetevi un po’ di tempo per riposare e soprattutto per guardarvi intorno (inutile specificare il perché).

RIEMPITI GLI OCCHI

Per il ritorno scendiamo esattamente da dove siamo saliti voltando le spalle, quasi con un po’ di malinconia, alle maestose vette dell’alta Val d’Ayas.

I nostri consigli



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